GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 27 dicembre 2021

GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 27 dicembre 2021

Omicron – Sospiro di sollievo natalizio.
Le evidenze scientifiche sui dati legati alla variante Omicron si sono rivelate migliori rispetto a quanto temuto in quest’ultima parte dell’anno. Diversi studi hanno appurato che la variante presenta sintomi più lievi. Uno studio del governo britannico conferma che la variante ha il 50-70% di probabilità in meno di scatenare un’ospedalizzazione. La scoperta si aggiunge agli studi precedenti provenienti dal Sudafrica. Inoltre, sia Pfizer che Moderna hanno confermato i risultati sull’efficacia dei richiami della terza dose. I casi rimangono in aumento in tutta Europa, ma l’efficacia del vaccino e il minor rischio di malattia grave riducono le possibilità di ulteriori restrizioni. Poiché i ricoveri rimangono sotto controllo nella maggior parte dei Paesi, le misure prima di Natale sono state evitate e anche le prospettive per gennaio sono migliorate. Come conseguenza delle notizie positive sono arrivate delle buone performance per l’azionario. Vediamo ancora il value e i trade sulla riapertura/ripartenza tra gli asset di rischio più interessanti in un ambiente di valutazione ristretto. Con il miglioramento delle notizie sui virus, è probabile che questi settori continuino a fare bene, aiutati anche dalla sensibilità relativamente bassa ai tassi/inflazione.

Geopolitica – Vento dall’est.
Continuano le tensioni in Europa orientale. Nell’ultimo mese, la Russia ha raccolto truppe al confine con l’Ucraina e ha chiesto concessioni geopolitiche agli Stati Uniti, come la garanzia di non adesione alla NATO per gli stati dell’ex Unione Sovietica. Gli asset nella regione sono scesi tra timori che le tensioni possano portare a un’invasione. Troviamo difficile pensare alla possibilità di una guerra, poiché il risultato finale potrebbe essere innescato da tensioni improvvise difficili da prevedere. Tuttavia, pensiamo che i rapporti diplomatici siano sufficientemente stabili da evitare ulteriori tensioni. La Russia vuole che il suo ruolo di leadership regionale sia riconosciuto dai Paesi occidentali e l’Ucraina è in qualsiasi caso molto lontana dal qualificarsi per l’adesione alla NATO. Inoltre, gli alti prezzi dell’energia significano che è molto costoso per i Paesi occidentali (Europa in particolare) resistere a lungo contro la Russia. Di conseguenza, un coinvolgimento del Cremlino nelle discussioni sull’adesione alla NATO potrebbe avvenire a un costo relativamente basso per l’Occidente e potrebbe essere un primo passo per un allentamento delle tensioni. Nel weekend, la Russia ha ritirato le truppe dal confine in un segnale di cessate il fuoco per le vacanze natalizie. Putin e Biden si sono incontrati a dicembre e un nuovo ciclo di colloqui è previsto il 12 gennaio.

Turchia – Dramma di fine anno.
La fine dell’anno è stata caratterizzata da maggiore volatilità in Turchia. Nel tentativo di arginare la drammatica spirale al ribasso della lira turca, il governo ha introdotto misure per facilitare la conversione dei depositi locali denominati in dollari in lire. In pratica, il governo si impegna a compensare i depositanti in lire turche per qualsiasi perdita dovuta alla svalutazione. Questo sposta l’onere della svalutazione della lira dal settore privato a quello pubblico e lavora per facilitare la stabilità della lira, dato il punto di partenza molto debole. Alla notizia, la lira turca si è apprezzata significativamente dai minimi ed è ora il 40% più forte di lunedì scorso. Lo schema è probabilmente più efficace delle misure precedenti, in quanto fornisce un forte incentivo per de-dollarizzare almeno parzialmente. Tuttavia, siamo scettici sul fatto che lo schema fornisca un’ancora a lungo termine per il Paese: l’inflazione rimane alta (potrebbe arrivare facilmente sopra il 40% nel primo trimestre 2022, come mostrano i primi dati preliminari), il credito sarà agevolato fino al 2022, e la volatilità selvaggia della valuta rende difficili gli investimenti. Inoltre, l’interesse pagato sui depositi è limitato al 17%, molto più basso dell’inflazione. Infine, la banca centrale ha esaurito circa 17 miliardi di dollari di riserve in dicembre, la metà delle sue riserve nette, suggerendo che il bilancio del Paese si sta effettivamente indebolendo. Una stabilità duratura richiederebbe un passaggio più permanente alla politica ortodossa.

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