Banche centrali – Cambio di casacca
Questa settimana, le principali banche centrali hanno riconosciuto i rischi d’inflazione e hanno cambiato il loro tono in uno maggiormente restrittivo. Negli Stati Uniti, la Fed ha raddoppiato il ritmo del tapering e ha spostato le aspettative di rialzo a tre nel 2022. Nel Regno Unito, la Bank of England (BoE) ha aumentato i tassi di deposito per la prima volta dall’inizio della pandemia. In Europa, la BCE ha annunciato la fine del Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) a marzo e un tapering relativamente veloce dell’Asset Purchase Programme (APP) in seguito. In tutti e tre i casi, i commenti sull’inflazione sono diventati più aggressivi. La Fed riconosce i rischi d’inflazione come una delle componenti principali della politica, dopo che l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) si è avvicinato al 7% a novembre. Nel Regno Unito, la Bank of England prevede ora che l’inflazione raggiunga il 6% a febbraio. In Europa, la Commissione Europea ha riconosciuto che i rischi d’inflazione stanno aumentando. I rischi economici della pandemia sono ancora citati, ma sono stati riequilibrati d’importanza rispetto alle pressioni inflazionistiche. Continuiamo a vedere l’inflazione globale come il rischio principale per il 2022 e pensiamo che le banche centrali globali continueranno a sorprendere alzando in volo i falchi.
Mercati – Prezzi in rialzo, ma non ovunque.
I mercati globali stanno ora prezzando un buon grado di inasprimento per il 2022, ma gli effettivi aumenti possono ancora creare alcuni aggiustamenti nei prezzi. Nel mercato dei tassi, la maggior parte del riprezzamento può accadere nei tassi Euro a breve e nelle curve globali più a lunga scadenza. La BCE sta ancora spingendo contro i rialzi, dando spazio a sorprese per il prossimo anno. Le obbligazioni globali a lungo termine rimangono ben al di sotto del tasso di inflazione in corso (e previsto), suggerendo che una stretta può portare a un rapido riprezzamento. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il front-end prezza già i rialzi. Se i mercati dei tassi prezzano un buon grado di inasprimento, lo stesso non si può dire per il credito e l’azionario. Gli spread high yield statunitensi ed europei sono lontani dai massimi del 2018, nonostante l’anno abbia mostrato un grado di rialzi simile a quello che vedremo nel 2022. Nell’azionario, le valutazioni del Nasdaq rimangono ai massimi, nonostante la sua forte sensibilità ai tassi. I mercati emergenti hanno corretto in modo più marcato (sia nel credito che nell’azionario), ma i fondamentali sono più dipendenti dalle condizioni monetarie statunitensi. Alcune eccezioni possono essere trovate tra gli esportatori di materie prime, i crediti legati all’energia e alla riapertura, dove la sensibilità ai tassi è minore e i mercati stanno già preventivando uno scenario negativo.
Mercati emergenti – Falchi contro colombe.
Nei mercati emergenti, la maggior parte delle banche centrali rimane falco. Questa settimana, la Banca centrale della Federazione Russa ha aumentato di 100 punti base, portando i tassi reali in territorio positivo e adottando una forte posizione anti-inflazione. In Messico, la Banca del Messico (Banxico) ha aumentato di 50 punti base in una volta sola, nonostante le aspettative del mercato per un aumento di 25 punti base. Questo segue i forti aumenti in Brasile e nell’Europa centro-orientale la scorsa settimana. Nel complesso, le banche centrali dei mercati emergenti si sono mosse in anticipo rispetto a quelle dei mercati sviluppati, e cicli di rialzo rapidi e profondi aiuteranno a difendere i bilanci dei Paesi dalla stretta statunitense del 2022 (anche se i prezzi degli asset potrebbero soffrire). Un’eccezione è la Turchia, che ha tagliato i tassi di interesse di altri 100 pb questa settimana, nonostante l’aumento dell’inflazione e l’inasprimento delle condizioni globali. La spirale della lira turca sta accelerando e rischia di danneggiare il bilancio del Paese nei prossimi mesi. Siamo stati negativi sulla Turchia negli ultimi mesi e pensiamo che ci stiamo avvicinando a un punto di stress finanziario.

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