Mind the gas – Alla ricerca di un nuovo piano energetico.
Con la guerra che dura più del previsto, i rischi per l’Europa relativi alla fornitura di gas sono in aumento. Nell’ultimo mese i legami economici e finanziari con la Russia sono stati sostanzialmente tagliati del tutto, ad eccezione delle forniture di petrolio e gas. Le esportazioni di materie prime sono, quindi, il candidato naturale a rappresentare il prossimo elemento di tensione tra la Russia e l’Europa. Questa settimana la Russia si è mossa in questa direzione annunciando che, in futuro, i pagamenti per il GNL (Gas Naturale Liquefatto) saranno accettati solo se effettuati in rubli (e non più in valuta forte, come avviene attualmente). Nonostante non siano stati ancora resi noti i dettagli, questa circostanza probabilmente equivarrebbe a una rinegoziazione de facto del contratto esistente con Gazprom. In tal caso, crediamo che sia improbabile che i principali Paesi accettino questi nuovi termini, a maggior ragione considerando il regime di sanzioni finanziarie recentemente introdotto. L’Europa e gli Stati Uniti hanno anticipato di essere prossimi ad annunciare un nuovo piano energetico, che probabilmente rivelerà nuovi investimenti in forniture e fonti energetiche alternative. Tuttavia, ci vorrà ancora del tempo prima che sia raggiunta un’adeguata indipendenza energetica dalla Russia, visto che il gas russo rappresenta il 25% della fornitura globale e i principali Paesi europei hanno scorte ridotte (sufficienti per 3-4 mesi, nella migliore delle ipotesi). Una mossa improvvisa da parte della Russia aumenta la probabilità di un vero e proprio cortocircuito nel mercato energetico, con uno scenario in cui l’accesso all’offerta esistente risulta impedito e in cui deve esserne ancora generata una nuova. Vediamo, quindi, le recenti notizie come un lieve aumento del rischio di coda e rimaniamo cauti sugli asset dipendenti dall’inflazione e dai tassi d’interesse, in un contesto di un potenziale e improvviso rialzo delle materie prime.
PMI dell’Eurozona – Timori di recessione esagerati
I PMI (Purchasing Managers’ Indexes) europei di marzo mostrano qualche segno di rallentamento, benché probabilmente inferiore a quanto si temesse. L’indice si è attestato a 54.5 punti, uno in meno del dato di febbraio, ma rimane ancora saldamente in territorio positivo ed espansivo. La produzione e il settore manifatturiero, nonostante l’allentamento delle restrizioni Covid, mostrano una piccola contrazione rispetto a febbraio, suggerendo come l’economia stia risentendo degli effetti derivanti dal conflitto in Ucraina. Non sorprende, quindi, che la maggior parte dei problemi riguardino il lato dell’offerta. I nuovi ordini industriali e la domanda di esportazioni rimangono molto deboli, aumentando i timori relativi all’impatto del rincaro delle materie prime e alla contrazione degli scambi commerciali. Dall’altro lato, la Germania, senza dubbio la principale economia dell’Eurozona, si mostra più resiliente rispetto ai Paesi più periferici e i sondaggi sul grado di fiducia dei consumatori continuano ad essere rassicuranti. Nel complesso, tale lettura è in linea con la nostra visione: la guerra potrebbe togliere un po’ di slancio alla crescita europea, ma arrivare a parlare di recessione è alquanto esagerato, almeno per il momento. Continuiamo a pensare che la principale implicazione del conflitto riguarderà un aumento marcato dell’inflazione e un’ulteriore pressione per un rialzo dei tassi. Gli spread del credito si aggirano temporaneamente sopra i livelli del 2018 nonostante il maggiore slancio economico, indicando l’emersione di valore negli spread della Zona Euro. Manteniamo, quindi, una preferenza per il rischio spread rispetto alla duration, e continuiamo a rimanere cauti sugli asset sensibili ai tassi d’interesse.

Algebris Investments’ Global Credit Team
Per ulteriori informazioni su Algebris e i suoi prodotti o per farsi inserire nella lista di distribuzuione, si prega di contattare il dipartimento Investor Relations all’indirizzo algebrisIR@algebris.com. Gli articoli passati sono disponibilii sul sito Algebris Insights
Qualsiasi opinione espressa è quella di Algebris, non costituisce un’affermazione di fatto, è soggetta a modifica e non rappresenta consulenza in materia di investimenti.
Nessun affidamento può essere riposto, per alcun motivo, sulle informazioni e opinioni contenute nel presente documento né sulla loro accuratezza o completezza. Nessuna dichiarazione, garanzia o impegno, espresso o implicito, è fornito in merito all’accuratezza o completezza delle informazioni o opinioni contenute in questo documento da parte di Algebris Investments, dei suoi membri, dipendenti o affiliati, e nessuna responsabilità è assunta da tali soggetti riguardo all’accuratezza o completezza di tali informazioni o opinioni.
© Algebris Investments. Algebris Investments è il nome commerciale del Gruppo Algebris.
