Elezioni in Francia – Rischio di coda rimosso.
Il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi si è concluso con una comoda vittoria di Macron. Il presidente in carica ha ottenuto il 58% dei voti, in linea con quanto previsto dai sondaggi prima del fine settimana. I risultati non sono forti come nel 2017, ma il margine è abbastanza conveniente per un solido mandato politico, e il divario suggerisce che le elezioni legislative di giugno potrebbero assumere una direzione simile. I mercati hanno prezzato le preoccupazioni nelle ultime due settimane grazie ai forti sondaggi a favore di Macron, quindi il risultato non innescherà un’immediata azione di mercato. Tuttavia, un rischio di coda è stato prontamente rimosso dai mercati, così come le vulnerabilità sulla coesione europea prima di dodici mesi chiave tra il processo decisionale sul fronte russo e i governi europei alle prese con la fine del QE della BCE.
Cina – Una muraglia di preoccupazioni.
Le tensioni sul mercato cinese rimangono elevate, a causa dei maggiori rischi derivanti dalla politica di zero covid. Con le politiche di restrizioni invariate dal 2021, più di 40 città cinesi sono andate in lockdown il mese scorso, compresa Shanghai. L’impatto è stato evidente nei dati ad alta frequenza di marzo, che mostrano una profonda contrazione delle vendite al dettaglio e dei nuovi investimenti. Durante il fine settimana, la discussione si è spostata sulla possibilità di un lockdown a Pechino. Le misure adattate dai politici per sostenere l’economia rimangono timide, poiché poco credito e allentamento monetario sono stati forniti per compensare il rallentamento. L’obiettivo del 5,5% fissato dalle autorità per la crescita del 2022 è chiaramente a rischio, e il 4-4,5% sembra un range più plausibile se il trend di marzo permarrà nel secondo trimestre. Le azioni cinesi stanno tornando sotto pressione, ma gran parte della debolezza potrebbe risultare sul lato valutario, che ha già iniziato a muoversi ma si è indebolito del 10% a causa dei precedenti rallentamenti improvvisi. Anche la valuta estera dei mercati emergenti rimane vulnerabile, data la sua performance migliore rispetto al credito di fine anno.
Banca del Giappone – Tempesta perfetta.
La continua pressione sullo yen pone la Banca del Giappone e il proprio controllo della curva dei rendimenti sotto pressione in vista della riunione sulla policy di giovedì. Il rapporto USD/JPY ha raggiunto 129,4 la scorsa settimana, livello più debole dal 2002, e la banca ha acquistato più JGB (Japanese Government Bond) tramite operazioni a tasso fisso per proteggere la banda di tolleranza dello 0,25% contro la crescente pressione del ciclo globale di rialzi dei tassi. Inoltre, le previsioni suggeriscono che l’inflazione di base giapponese salirà sopra il 2% entro l’estate come effetto della fine degli sconti sull’acquisto di telefoni cellulari in vigore dal 2021. Il governatore Kuroda ha affermato che l’inflazione importata e guidata dalla spesa non può essere combattuta con tassi più alti; tuttavia, le preoccupazioni crescono ogni giorno che lo yen si indebolisce. Gli interventi di valuta estera da parte del Ministero delle Finanze risultano essere complicati, poiché manipolare la valuta comporterebbe vendere obbligazioni statunitensi e dollari contro lo Yen durante il ciclo di rialzo dei tassi della Fed, e ciò non sarebbe conveniente ai politici globali. Pertanto, la politica monetaria sarà lo strumento preferito per una reazione del Giappone: durante questa riunione la Banca del Giappone potrebbe rivedere la propria forward-guidance per rimuoverne il linguaggio ampiamente accomodante. Inoltre, sebbene non vi sia consenso, risulta anche possibile uno spostamento del margine di tolleranza verso +/-50 punti base, che probabilmente spingerà i rendimenti dei bond giapponesi a 10 anni allo 0,4-0,5% come risposta immediata. Per l’anno in corso, ci aspettiamo che la BoJ diventi gradualmente più hawkish allargando il range, regolando il controllo della curva dei rendimenti o addirittura uscendo dalla politica dei tassi di interesse negativi.

Algebris Investments’ Global Credit Team
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