Italia – Attenzione allo spread
Settimana scorsa le proiezioni del deficit sono aumentate dal 4,5% del PIL al 5,3% per il 2023 e dal 3,7% del PIL al 4,3% per il 2024. Tale aumento è dovuto a crediti d’imposta più alti legati alle ristrutturazioni edilizie nel 2023 e maggiori stimoli fiscali con i tagli alle imposte nel 2024. L’aumento del deficit fiscale è un segnale negativo per il governo, in quanto porta alla crescita del rapporto debito/PIL, soprattutto alla luce della recente flessione dell’inflazione. Le previsioni di crescita per il 2024 sono ottimistiche (1,2% di crescita contro lo 0,8% previsto dalla Commissione Europea) e lasciano aperta la possibilità di uno slittamento fiscale. Lo spread Btp-Bund è rimasto stabile per più di un anno dopo che la BCE ha introdotto un programma di sostegno condizionale nell’estate del 2022. Un ritorno dei rischi fiscali potrebbe significare maggiori turbolenze in futuro, soprattutto se si considerano i livelli sono storicamente piuttosto bassi. Questa settimana lo spread ha toccato i 200 pb dopo aver oscillato sui 180 negli ultimi mesi.
Mercati energetici – La stretta dell’offerta mette in discussione le prospettive d’inflazione
I prezzi del petrolio sono aumentati del 10% a settembre, raggiungendo livelli visti l’ultima volta nel novembre 2022, fino a 95 dollari al barile per il petrolio Brent. Il movimento è stato determinato dalla diminuzione dell’offerta da parte dell’Arabia Saudita e della Russia e, la scorsa settimana, da riserve strategiche statunitensi inferiori al previsto. L’aumento dei prezzi si registra in un momento in cui l’inflazione complessiva è in forte calo a causa di fattori di base negativi, e pertanto mette in discussione le prospettive disinflazionistiche. Ci aspettiamo che le banche centrali prendano in considerazione gli effetti transitori dell’aumento del prezzo del petrolio, pur consapevoli che anche i prezzi di base (quali le tariffe aeree) risentiranno di questo fenomeno.
Avversione al rischio – Mercati in tensione nel Q4
Tassi più alti e curve più ripide stanno mettendo in difficoltà i mercati, che hanno assistito ad un allargamento degli spread creditizi e un calo dell’azionario nel mese scorso. Sebbene i mercati dei tassi rimangano volatili e guidati soprattutto dal posizionamento e da fattori tecnici, il quadro di fondo rimane invariato: un aumento dei rendimenti reali in un’economia più solida. Prevediamo un proseguimento della tensione nel quarto trimestre, a causa di diversi fattori sfavorevoli quali gli scioperi del sindacato United Auto Workers (UAW), l’aumento dei prezzi dell’energia, la ripresa dei pagamenti dei prestiti agli studenti e la riduzione dei risparmi in eccesso.

Algebris Investments’ Global Credit Team
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