ESG & Policy Research

Elezioni americane: perché un replay del 2016 è meno probabile

A meno di quaranta giorni dalle elezioni presidenziali americane, gli ultimi sondaggi continuano a favorire la vittoria di Biden, con l’ex vicepresidente che gode di un ampio vantaggio di 5 punti sul presidente Trump. Tuttavia, tormentato dai fantasmi del 2016, il pubblico sembra essere molto più critico nei confronti delle previsioni. In un sondaggio del Pew Research Center Poll di agosto, il tasso di sostegno di Biden è stato di 8 punti superiore a quello di Trump, ma un numero maggiore di intervistati ha ritenuto che Trump avrebbe vinto le elezioni. In un altro sondaggio di Fox News Poll, una porzione più ampia di elettori pensava che più loro vicini avrebbero votato per Trump, nonostante un tasso di sostegno più forte a favore di Biden.

I sondaggi potrebbero sbagliarsi di nuovo e far mettere in scena da Trump un’altra sorpresa nella notte delle elezioni? Analizzando i sondaggi a livello statale, le tendenze del sentimento delle notizie e i modelli di migrazione degli elettori, la nostra risposta per ora è “No” – è improbabile che le elezioni del 2020 siano un replay del 2016.

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Il nostro modello di simulazione suggerisce una probabilità di vittoria di Biden dell’82%.

Dove molti sondaggi hanno sbagliato nel 2016 è stato sull’esito delle votazioni in diversi Stati in bilico, soprattutto in tre Stati storicamente democratici – Michigan, Pennsylvania e Wisconsin – dove Trump ha battuto di stretta misura Clinton, ottenendo 46 voti elettorali decisivi. Per capire meglio le chance elettorali questa volta, abbiamo eseguito un modello di simulazione Monte Carlo utilizzando i sondaggi a livello statale, che abbiamo aggiustato per tenere conto della posizione politica storica e delle diverse regole sul voto per corrispondenza (abbiamo ipotizzato che regole di voto per corrispondenza più severe avvantaggino Trump, in quanto gli elettori di Biden sono più propensi a votare per corrispondenza). Attualmente il nostro modello da Biden vincente con una probabilità dell’82%, come mostrato nel grafico sottostante.  

In linea con il nostro modello di previsione, Biden è in vantaggio più marcato e più consistente nei tre Stati che nel 2016 hanno cambiato colore, e in vantaggio in altri stati combattuti come l’Arizona, la Florida e la Carolina del Nord. In altre parole, anche se non si può escludere che i sondaggi a livello statale siano nuovamente sbagliati, dovrebbero sbagliarsi di un margine molto maggiore rispetto al 2016 perché Trump vinca le elezioni.

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Il vantaggio nei sondaggi di Biden è stato meno sensibile alle oscillazioni del sentimento

A differenza di Clinton, Biden probabilmente beneficia anche del suo non essere al centro di controversie significative. Analizzando il sentimento nei confronti dei due candidati che traspare da oltre 80.000 articoli di giornale, troviamo che Biden sembra aver beneficiato costantemente di un sentimento più positivo rispetto a Trump. Al contrario, Clinton ha dovuto affrontare un periodo prolungato di copertura mediatica più negativa nel primo semestre del 2016, che probabilmente le è costato caro in termini di valutazioni dei sondaggi.

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Inoltre, il vantaggio nei sondaggi di Biden è stato molto meno sensibile alle fluttuazioni del sentimento mediatico, il che potrebbe suggerire che la maggior parte degli elettori abbiano già preso una decisione e siano meno influenzabili dai media a breve termine. L’ultimo punto è probabilmente anche un riflesso della crescente polarizzazione dell’elettorato e della politica bipartisan. Come mostrato di seguito, la nostra analisi di modellizzazione dei temi che hanno dominato la Democratic National Convention (DNC) e la Republican National Convention (RNC) rivela che i temi e le ideologie sono molto diversi.

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Le dinamiche di migrazione degli elettori non supportano la teoria degli elettori “sotto copertura”.

Un argomento popolare sul perché Trump potrebbe segnare un’altra vittoria a sorpresa è che potrebbe esserci un blocco nascosto di sostenitori di Trump che nascondono le loro vere intenzioni di voto date le pressioni sociali. Questa teoria potrebbe essere vera?

Abbiamo analizzato approfonditamente i dati dei sondaggi del Democracy Fund + UCLA Nationscape, esaminando le risposte dettagliate al questionario di oltre 262.500 elettori registrati raccolte da sondaggi settimanali tra il luglio 2019 e il luglio 2020. Dall’analisi abbiamo visto che oltre il 9% degli elettori che hanno dichiarato di aver votato per Trump nel 2016 ha indicato che questa volta avrebbero invece votato per Biden. Al contrario, meno del 4% degli elettori di Clinton nel 2016 ha suggerito che sarebbe passato a votare Trump nel 2020. Il divario tra le due misure è rimasto costantemente ampio per tutto il periodo di studio. A nostro avviso, questa evidenza indebolisce la teoria secondo cui esisterebbero molti elettori Trump “sotto copertura”, in quanto le persone che hanno già indicato di aver dato il loro voto a Trump nel 2016 sarebbero meno incentivate a rinnegare tale preferenza nello stesso sondaggio.

Esaminando ulteriormente le risposte al sondaggio di questo gruppo di elettori che cambierebbero opinione, sembra che la delusione per l’operato di Trump sia stato un fattore importante nel determinare l’inversione delle preferenze. La maggior parte di questi elettori infatti disapprova il modo in cui Trump ha gestito la sua presidenza, con la percentuale di “forte disapprovazione” in aumento sostanziale dal marzo 2020, probabilmente a seguito dell’epidemia di Covid negli Stati Uniti.

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Un minore successo degli indipendenti potrebbe penalizzare Trump

I candidati indipendenti hanno ricevuto oltre il 5% del totale dei voti nelle elezioni del 2016, con il candidato libertario Gary Johnson e la candidata del Partito Verde Jill Stein che nell’ottobre prima delle elezioni erano dati rispettivamente al 10% e 5%. Due di loro hanno vinto collettivamente il 3-4% dei voti in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, stati che hanno cambiato colore e dove Clinton ha perso per meno di un punto. Tuttavia, la percentuale di persone che quest’anno voteranno per candidati indipendneti potrebbe essere notevolmente inferiore, in mancanza di un terzo opponente di spicco. Nel 2016, una sottovalutazione della possibilità che Trump potesse vincere ha spinto un gruppo considerevole di elettori a votare per candidati indipendenti, come voto di protesta. Ma il risultato delle elezioni del 2016 potrebbe aver rafforzato l’unità di partito, incoraggiando gli elettori a rimanere all’interno dei confini del sistema bipartitico. Questo probabilmente penalizzerà Trump – uno dei principali beneficiari dei voti di protesta nel 2016.

Naturalmente, non escludiamo la possibilità che Trump possa vincere – abbiamo ancora due turni di dibattiti presidenziali in programma e ci sono ulteriori complicazioni quest’anno, data la potenziale nomina di un nuovo giudice della Corte Suprema proprio prima delle elezioni e probabilmente un’impennata senza precedenti del voto per corrispondenza. Tuttavia, pensiamo che Biden si trovi in una posizione più favorevole per battere Trump rispetto a Clinton nel 2016. Il rischio maggiore, a nostro avviso, è un potenziale ritardo nel conteggio dei voti a causa del voto per corrispondenza, con il risultato che non sapremo per certo chi sarà il vincitore la notte delle elezioni, o addirittura neppure durante la settimana successiva. Alla luce del fatto che diversi Stati in bilico consentono l’arrivo delle schede per corrispondenza anche dopo il 3 novembre e un servizio postale sotto finanziato, un periodo di incertezza così lungo sembra una possibilità reale.

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