GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 10 ottobre 2022

GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 10 ottobre 2022


Mercato del lavoro USA – Lento rallentamento
Le buste paga di settembre sono aumentate di 263.000 unità, in calo rispetto alle 315.000 di agosto, anche se ancora su livelli elevati. Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,5% dal 3,7% e la retribuzione oraria media è aumentata dello 0,3%. Gli aumenti delle buste paga sono stati piuttosto ampi, con il settore edile che ha sorpreso nonostante lo stress del mercato immobiliare. La crescita dei posti di lavoro sembra rallentare, ma rimane comunque elevata in termini assoluti, presumibilmente ancora guidata dalle assunzioni per il rilancio post-Covid.

Il rapporto non ha portato particolari novità, in quanto l’inflazione salariale e la creazione di posti di lavoro rimangono in linea con le aspettative, e la diminuzione della disoccupazione è ancora guidata da un tasso di partecipazione più basso. La Fed sembra ancora sulla buona strada per un rialzo di 75 pb all’inizio di novembre. L’attenzione della Fed e del mercato si sposterà ora sulla stampa dell’Indice per i prezzi al consumo (CPI) di settembre, giovedì prossimo.

CPI USA – Il picco è più vicino
Questa settimana, il rapporto sul CPI statunitense di settembre dovrebbe confortarci sul fatto che il picco dell’inflazione è stato raggiunto. Ci aspettiamo che giovedì l’inflazione complessiva si attesti all’8,1% annuo. Su base mensile, ci aspettiamo che l’indice cresca a un ritmo maggiore rispetto allo 0,1% registrato ad agosto, grazie a un calo più lento dei prezzi della benzina. I dati ad alta frequenza mostrano inoltre che i prezzi dei generi alimentari sono aumentati notevolmente rispetto al ritmo più contenuto di agosto.

L’indice dei prezzi al consumo di base crescerà probabilmente a un ritmo più lento rispetto ad agosto, grazie al calo dei prezzi dei veicoli usati. Anche l’inflazione degli affitti dovrebbe aumentare a un ritmo più lento rispetto alla lettura di agosto. Ci aspettiamo che l’inflazione core anno su anno si attesti al 6,5%.

Nel complesso, il rapporto dovrebbe dare maggiore fiducia alla Fed sulla possibilità di concludere il ciclo di rialzi al tasso terminale dichiarato (4,6%) e non più alto. Ciò sarà vero soprattutto se i principali fattori (materie prime, strozzature dell’offerta, affitti) indicheranno una direzione prevedibile. A breve termine, tuttavia, è improbabile che la retorica della Fed sull’importanza della lotta all’inflazione cambi.

OPEC – Sostegno al petrolio (e alla Russia)
La scorsa settimana l’OPEC+ ha annunciato un taglio di 2 milioni di barili al giorno, il più grande dal 2020.

Il taglio è consistente, soprattutto perché la domanda rimane complessivamente solida a livello globale, e sta quindi influenzando fortemente i mercati petroliferi. Inoltre, dato che le scorte si stanno ancora accumulando, la mossa è prematura rispetto alle precedenti crisi o recessioni petrolifere.

Tuttavia, è probabile che il rallentamento della domanda globale inizierà presto a influenzare la domanda di greggio. Tipicamente in recessione, la distruzione della domanda di 2-3 milioni di barili al giorno è comune, il che suggerisce che la mossa dell’OPEC+ abbia appena anticipato l’impatto del rallentamento globale. È quindi improbabile un impatto duraturo sul mercato, a meno che l’economia non rimanga in crescita.

Il significato del taglio è più politico. Con questa mossa, l’Arabia Saudita segnala un chiaro sostegno alla Russia rispetto agli Stati Uniti, il che è sorprendente soprattutto dopo la recente visita del Presidente Biden in Medio Oriente.

Il pareggio fiscale saudita si raggiunge intorno ai 75 dollari al barile di Brent e la corona è intenzionata a mantenere i prezzi del petrolio nell’area degli 80-100 dollari al barile, almeno sulla base degli attuali interventi verbali.



Team Algebris di strategie di credito globale

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