Italia – Il ritorno del dramma politico.
In Italia si è aperta una nuova crisi di governo, con il Movimento 5 stelle che, di fatto, ha tolto il sostegno al governo. Teoricamente, il governo ha la maggioranza anche senza il sostegno dei 5S. In pratica, però, il premier Draghi ha ribadito più volte che non avrebbe continuato il suo mandato senza un ampio sostegno. Di conseguenza, ha presentato le sue dimissioni al Presidente Mattarella. Il Presidente, a sua volta, ha respinto le dimissioni di Draghi e gli ha chiesto di presentarsi alle Camere per ottenere un voto di fiducia. Il voto è previsto per mercoledì. Affinché l’attuale governo non cada, è necessario che i 5 stelle facciano marcia indietro e sostengano il premier, oppure che Draghi accetti di governare con una maggioranza meno omogenea. Sebbene entrambe le possibilità siano possibili, i toni degli ultimi giorni suggeriscono che entrambe le opzioni sono ancora lontane dall’essere confermate. Nel caso in cui Draghi decida di confermare le sue dimissioni, il Presidente Mattarella può ancora decidere di provare a formare un governo senza andare a elezioni anticipate. Il nuovo governo potrebbe avere Draghi come premier con una maggioranza diversa oppure un’altra figura non politica. Le elezioni anticipate sono probabilmente l’opzione meno gradita al Presidente (se venissero indette, si terrebbero all’inizio di ottobre). Nel complesso, vediamo poco interesse per qualsiasi partito ad andare ad elezioni anticipate, ad eccezione, forse, di Fratelli d’Italia, che non fa parte della maggioranza. Si preannuncia, quindi, una settimana movimentata, sebbene la crisi si risolverà con ogni probabilità senza esiti troppo volatili. Tuttavia, l’ondata di volatilità politica pone ai mercati il tema dell’imminente rischio politico, che dovrà comunque sfociare in elezioni entro aprile 2023. Giovedì i BTP sono tornati ad essere volatili e lo spread rispetto al Bund ha raggiunto i 225 pb, il massimo da inizio giugno. Il lavoro della BCE sullo strumento anti-spread è probabilmente complicato dalla politica, in quanto gli sviluppi interni non costituiscono una vera e propria frammentazione. È, quindi, probabile che la volatilità sugli asset italiani rimanga elevata nei prossimi mesi e che il mercato tenti di testare nuovi massimi sugli spread dei BTP.
BCE – Una riunione complicata.
Riteniamo che la riunione del 21 luglio si rivelerà difficile per la BCE. La banca centrale si è recentemente impegnata ad effettuare un rialzo di 25 pb, prevedendo rialzi più consistenti nel corso dell’autunno. Tuttavia, è probabile che la Fed effettui un aumento di 75 pb solo cinque giorni dopo e, con l’EUR/USD che sta flirtando con la parità, questo renderà più rischioso per la BCE mantenere la parola data. Riteniamo che l’incremento sarà in definitiva in linea con la guidance, poiché è troppo tardi per creare un nuovo consenso su una mossa più marcata. La riunione potrebbe, quindi, creare volatilità sul mercato e dovrà essere accompagnata da indicazioni relativamente forti sui futuri aumenti. Dopo il meeting della Fed, il divario tra il tasso di riferimento degli Stati Uniti e quello dell’UE sarà di 250 pb, vicino ai massimi storici. La riunione non comporterà alcun aggiornamento delle proiezioni economiche, ma la BCE potrebbe indicare rischi più pro-inflazionistici dopo la sorpresa al rialzo dell’inflazione di giugno. È probabile che la BCE non fornisca ulteriori dettagli sullo strumento anti-spread, soprattutto alla luce della situazione politica in Italia. Il mercato valuta circa 35 pb per la riunione, attribuendo quindi discrete possibilità a un rialzo a sorpresa di 50 pb. Il tasso finale è ancora prezzato intorno al 2%, in linea con i percorsi che la BCE può plausibilmente intraprendere. Riteniamo, di conseguenza, che la riunione non riserverà grandi sorprese sul percorso previsto per i tassi, ma potrebbe innescare una maggiore volatilità sui BTP e sull’euro a seconda della comunicazione fornita.
Energia in Europa – Mind the gas.
Il 21 luglio Nord Stream 1 dovrebbe tornare in funzione dopo il periodo di manutenzione iniziato lunedì scorso. I mercati sono preoccupati che i flussi di gas non ritornino sui livelli precedenti alla manutenzione e, per questo motivo, sono rimasti deboli negli ultimi dieci giorni. In questi giorni, abbiamo avuto pochi segnali sulle intenzioni della Russia di ripristinare il flusso di gas. Sono stati consegnati dei pezzi meccanici dal Canada, ma le comunicazioni di Gazprom sulla fattibilità della ripresa delle forniture sono rimaste molto vaghe. Qualsiasi segnale proveniente dalla Russia o dalla Germania giovedì o venerdì sarà, quindi, seguito con molta attenzione. A giugno, i flussi di gas dalla Russia alla Germania sono scesi al 60% rispetto ai livelli prebellici, un livello che permetterebbe solamente di non effettuare dei razionamenti durante l’inverno. La Germania rimarrà, perciò, sul filo del rasoio e un’ulteriore riduzione potrebbe innescare altre politiche emergenziali da parte del governo. I mercati, tuttavia, prevedono una discreta probabilità di questo evento e qualsiasi segnale positivo potrebbe innescare un sollievo nel breve termine.

Algebris Investments’ Global Credit Team
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