GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 19 dicembre 2022

GLOBAL CREDIT BULLETS | Lunedì 19 dicembre 2022

Fed – Tasso terminale in vista

La scorsa settimana l’inflazione statunitense ha nuovamente sorpreso al ribasso, determinando un messaggio mite da parte della Fed.

A novembre, l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti è aumentato di appena lo 0,1% su base mensile, il valore più basso registrato dall’estate. Questo dato porta la variazione annuale al 7,1%, a fronte del 7,3% previsto. Il livello massimo dell’inflazione statunitense è stato raggiunto a giugno, con un tasso del 9,1%. Il dato dell’inflazione core è diminuito al 6%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto a ottobre.

La maggior parte delle componenti in diminuzione, che determinano il CPI finale, hanno contribuito alla variazione del dato positivamente. I cali sono stati trainati dall’energia, pur estendendosi anche alle componenti core.

I prezzi delle compagnie aeree, la spesa medica e il settore delle automobili hanno registrato una significativa disinflazione.
L’inflazione dei beni di prima necessità rimane elevata, seppur con un incremento inferiore a quello di ottobre.

Il rallentamento dell’inflazione si è tradotto in un messaggio più tenue da parte della Fed mercoledì. Come ampiamente previsto, i tassi sono stati aumentati di 50 punti base e portati ad un livello attuale di 4,25-4,50%. Le previsioni dei membri del FOMC (Federal Open Market Committee) evidenziano un tasso terminale più elevato, pari al 5,1% e un indebolimento delle prospettive economiche per il 2023.
Le stime sul tasso di disoccupazione sono aumentate dello 0,2% al 4,6% e la crescita è stata ridotta dallo 0,9% allo 0,5%. Guardando i dati sull’inflazione, vediamo quindi un miglioramento rispetto a novembre.

Nel complesso, ci aspettiamo che la Fed porti i tassi al 5%, prima di spostare l’attenzione sull’economia. Un periodo di stabilità dei tassi appare del tutto possibile da aprile in poi, poiché l’inflazione si abbasserà, pur rimanendo elevata.

Prevediamo che le discussioni sul taglio dei tassi si svolgeranno verso la fine del 2023. Manteniamo un orientamento positivo sui tassi statunitensi e un orientamento negativo nei confronti del dollaro USA, in quanto la fine del ciclo politico è ormai alle porte.

BCE – Un’aggressiva sorpresa

La riunione della BCE della scorsa settimana è stata sorprendentemente orientata al rialzo.

Come previsto, la banca centrale ha aumentato il tasso di deposito di 50 punti base, sino a raggiungere il 2%, sebbene la guidance sia stata estremamente orientate al rialzo. Il Consiglio direttivo ha incrementato le previsioni sull’inflazione al 6,6% nel 2023, riducendo la crescita in misura minore rispetto alle attese del mercato. Sulla base delle previsioni aggiornate, l’inflazione core rimane elevata per tutto l’orizzonte di policy e l’inflazione complessiva si manterrà al di sopra dell’obiettivo fino al 2025. Inoltre, il Presidente Lagarde ha affrontato esplicitamente il tema dei prezzi di mercato nel corso della conferenza stampa, giudicando troppo basso il 3% previsto dai mercati. La BCE sta orientando i mercati verso un tasso terminale nell’intervallo 3,25-3,5% con un certo rischio di rialzo. È stato inoltre annunciato un quantitative tightening, caratterizzato da una riduzione di 15 miliardi di euro al mese a partire da marzo e fino all’estate, quando il ritmo sarà aumentato.

In Europa, l’inflazione è più elevata rispetto agli Stati Uniti e i segnali indicano che il picco arriverà successivamente. Di conseguenza, è logico che la BCE si dimostri più aggressiva in questa fase.

La variazione del tasso terminale corrisponderà probabilmente a un aumento di 25 punti base. Sebbene i mercati possano temere ulteriori rialzi in caso di rallentamento, a nostro avviso l’obiettivo finale non subirà grandi variazioni. Il mercato dei tassi ha reagito alla notizia con un ampio movimento generalizzato, in cui i bund si sono mossi di circa 30 punti base dopo la riunione e i BTP di quasi 50 punti base. Riteniamo che la manovra sia maggiormente giustificata per i bund, dal momento in cui i rialzi più lunghi incontreranno un’elevata emissione da parte del governo tedesco nel 2023.

Mercati – Timori in discesa

La scorsa settimana abbiamo pubblicato le nostre più recenti opinioni sui mercati.

Riteniamo che il 2023 si rivelerà un anno di smorzamento delle tensioni. I colli di bottiglia, la crisi energetica e la stretta delle banche centrali hanno inflazionato i livelli dei rendimenti e degli spread nel 2022. L’allentamento di ciascuna di queste tensioni favorirà i mercati del reddito fisso il prossimo anno. Inoltre, le obbligazioni si collocano in una posizione migliore rispetto ai titoli azionari in ragione della disinflazione e del rallentamento della crescita. La nostra analisi evidenzia un ulteriore rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti e in Europa nel 2023, con i tassi reali statunitensi che risulteranno positivi a partire dall’estate. Sia gli Stati Uniti che l’Europa registreranno un rallentamento della crescita intorno allo 0%. La duration beneficerà di queste tendenze.

Il rallentamento non costituirà una profonda recessione e di conseguenza anche il credito ne sarà avvantaggiato. In ogni caso, favoriamo i settori maggiormente sensibili ai tassi, quali il credito investment-grade e i titoli finanziari. Nel complesso valutiamo negativamente il dollaro USA e positivamente gli asset non statunitensi, alla luce della potenziale riapertura della Cina e del cambio di rotta della Fed.


Team Algebris di Strategie di Credito Globale

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