
Geopolitica – Il peggio è passato (per ora)
I premi al rischio geopolitico si sono ridotti dopo la risposta israeliana all’Iran. Il fatto che la reazione sia stata meno che proporzionale all’attacco iniziale è stato percepito come un allentamento della tensione e i mercati stanno riprezzando su una minore probabilità di un confronto aperto tra Israele e Iran. Il petrolio è sceso del 5% rispetto ai massimi raggiunti giovedì scorso, e le azioni europee del 3% dai minimi. I tassi globali hanno ripreso a salire, tornando a concentrarsi sulla Fed e sull’inflazione. Pur essendo d’accordo con l’immediata presa di posizione del mercato, continuiamo a ritenere costoso il rischio, in particolare nel credito e in alcuni segmenti dei mercati azionari. Le recenti tensioni in Medio Oriente hanno innescato un moderato riprezzamento dopo un lunghissimo rally. Riteniamo quindi i mercati vulnerabili a un’altra ondata di tensioni o altri shock e manteniamo un atteggiamento cauto sul credito.
Fed – Discorso da falco
La Federal Reserve ha finalmente cambiato tono in merito alla probabilità di tagli immediati, sulla scia del recente rafforzamento dei dati statunitensi. Durante la conferenza di Washington DC, il presidente Powell si è espresso a favore di un livello dei tassi d’interesse elevato per un periodo più lungo, dato che l’inflazione e la dinamica del mercato del lavoro rimangono solidi. Ha escluso dal suo discorso il concetto di politica restrittiva e la necessità di tagli quest’anno, togliendo di fatto dal tavolo un possibile taglio a giugno. La Fed è quindi tornata alla posizione di “attesa”, fino a quando non emergeranno nuove indicazioni sull’inflazione. I mercati hanno già scontato questo risultato, con un taglio e mezzo previsto per il 2024 (contro un massimo di sei a gennaio) e tassi USA a due anni al 5%. Riteniamo improbabili sia tagli che ulteriori rialzi nei prossimi sei mesi.
Riunioni del Fondo Monetario Internazionale – Un messaggio da Washington
La scorsa settimana abbiamo partecipato alle riunioni del Fondo Monetario Internazionale a Washington DC. Rispetto a ottobre, il sentimento è meno negativo, soprattutto per quanto riguarda il rischio, grazie anche al recente rafforzamento dei dati statunitensi. La Fed segnala un nuovo atteggiamento prudente, senza tagli dei tassi a giugno, con scarse probabilità di tagli in seguito e con probabilità molto ridotte di rialzi. La BCE ha trovato un consenso interno per un taglio a giugno, ma riteniamo che non ci sia accordo per un’eventuale mossa oltre tale limite. Il bilancio degli Stati Uniti è motivo di preoccupazione per gli investitori globali, ma i mercati non si stanno ancora concentrando sulle elezioni americane. La geopolitica sta rapidamente diventando l’obiettivo principale degli investitori. In ambito mercati emergenti, la Turchia continua a essere una storia interessante, e c’è un ampio appetito per i Paesi che stanno per riaccedere ai mercati dei capitali. In America Latina si discute di politica monetaria dopo la svolta aggressiva della Fed. A nostro avviso, la maggior parte dei Paesi continuerà a tagliare.
Algebris Investments’ Global Credit Team
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