Tariffe – “Stallo alla messicana”
Stati Uniti e Cina stanno attualmente vivendo uno stallo alla messicana sulle tariffe. Entrambe le parti hanno inasprito gli annunci iniziali e l’attuale assetto renderebbe impossibile il commercio. Nessuna delle due parti mostra segnali di voler ridurre l’escalation, il che lascia intendere che i colloqui richiederanno tempo e affronteranno questioni più ampie del solo commercio. Le implicazioni per la crescita globale sono quindi peggiori di quanto previsto due settimane fa. Per quanto riguarda le tariffe extra-Cina, gli Stati Uniti stanno adottando un approccio “caso per caso”, con il Segretario al Tesoro Bessent a coordinare i colloqui: Regno Unito, India e Giappone appaiono più avanti nelle trattative, mentre l’Europa sembra in ritardo. I mercati si sono in gran parte stabilizzati, con una volatilità in graduale calo. Rileviamo ulteriori rischi, poiché è probabile che i negoziati in corso si protraggano abbastanza a lungo da far emergere segnali di reale debolezza nei dati macroeconomici e negli utili, con effetti prolungati sui prezzi degli asset.
BCE – Svolta dovish
In occasione della riunione di aprile, la Banca Centrale Europea ha ridotto i tassi di interesse di 25 pb, portando il tasso di deposito al 2,25%. L’orientamento è stato dovish. Infatti, la nuova politica tariffaria degli Stati Uniti è vista dal Consiglio direttivo come un rischio al ribasso per le prospettive sia di inflazione che di crescita; anche la debolezza dei prezzi dell’energia e la forza dell’euro spingono nella stessa direzione. La Banca non ha fornito indicazioni esplicite su un taglio a giugno, ma lo riteniamo scontato. Il voto è stato unanime, il che suggerisce che il fronte hawkish è ora più preoccupato per le prospettive economiche, e non costituisce un ostacolo alla prosecuzione dei tagli nei prossimi mesi. Vediamo rischi di ribasso rispetto al tasso terminale dell’1,5% attualmente prezzato dai mercati.
Fed – Nessuna fretta di tagliare
La scorsa settimana, il presidente Powell ha evitato di offrire un sostegno verbale alla politica monetaria durante il suo intervento all’Economic Club di Chicago. La Fed si sta mostrando più preoccupata per il recente deterioramento delle aspettative di inflazione che per la crescita, anche perché i dati reali sul mercato del lavoro restano solidi, almeno per il momento. Alla luce di queste dichiarazioni, riteniamo molto basse le probabilità di un taglio il 7 maggio; un taglio a giugno è invece molto più probabile, poiché entro la debolezza economica dovrebbe essersi ormai manifestata. Una risposta ritardata della Fed potrebbe danneggiare maggiormente i mercati e aumentare la pressione dell’amministrazione sulla banca centrale. I Treasury a lungo termine e il dollaro USA resteranno di conseguenza volatili.
Algebris Investments’ Global Credit Team
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