Fed – Svolta in arrivo?
Mercoledì la Federal Reserve si è mostrata più aperta nel sostenere la crescita di quanto non lo sia stata negli ultimi tre mesi. La banca centrale ha aumentato i Fed Funds Rate di 75 pb, portando la forbice a 2,25%-2,50% e il tono rimane incentrato sull’inflazione. La forward guidance continuerà ad essere scarsa e i dati sull’inflazione determineranno le decisioni nelle prossime riunioni. Tuttavia, il messaggio è stato più debole rispetto a giugno. La Fed ha sottolineato che i tassi di policy sono ora in territorio neutrale e ha definito il ciclo monetario carico di anticipi. Il presidente Powell ha riconosciuto che il rallentamento dell’attività necessario per contenere l’inflazione è già in corso. Ha sottolineato, inoltre, che l’economia statunitense non è in recessione e che questo sarebbe un risultato non desiderato. Il messaggio fornito rafforza l’idea che qualsiasi ulteriore segnale di debolezza, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione core e il mercato del lavoro, farà scattare un atteggiamento meno rigido. Dal momento che avremo due dati sull’inflazione da qui alla prossima riunione e che l’allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta dovrebbe essere evidente in questi dati, potremmo essere pronti per un cambio di rotta a settembre. I mercati hanno reagito in modo aggressivo, con i tassi a 10 anni che sono scesi al 2,6% e i tassi a 2 anni che hanno prezzato i rialzi. I mercati ora prezzano il tasso terminale da raggiungere a gennaio al 3,20%, appena 80 pb al di sopra degli attuali tassi di policy e 60 pb al di sotto delle previsioni della stessa Fed. Per il 2023, vengono già prezzati dei tagli. Riteniamo che un’eventuale svolta a settembre possa aiutare il credito e il rischio, ma è ormai ampiamente prezzata nei mercati dei tassi, dove una certa persistenza dell’inflazione potrebbe effettivamente innescare un repricing maggiore.
Mercati – Non abbiate paura
Consideriamo gli attuali livelli di spread come un interessante punto di ingresso. A luglio, le valutazioni del credito hanno raggiunto livelli in linea con quelli che si verificano durante le recessioni profonde, in tutti i segmenti del credito e in tutte le aree geografiche. Negli ultimi 20 anni, l’ingresso nei mercati obbligazionari al livello attuale ha generato rendimenti a 12 mesi compresi tra il 7% e il 15%, a seconda del segmento di credito. I deflussi obbligazionari hanno ora annullato la maggior parte degli inflow dall’inizio del 2021. Il rally di questa settimana indica che il posizionamento è estremamente short, per cui qualsiasi piccola attenuazione dell’inflazione o anche solo un po’ di stabilità generale può aiutare il credito a restringersi. Anche le valutazioni continuano a essere interessanti dopo il recente movimento. Nel complesso, l’autunno può continuare a essere volatile, ma riteniamo che i mercati obbligazionari siano entrati in territorio di capitolazione dopo il selloff di giugno. Consideriamo, quindi, i livelli attuali come un buon punto di ingresso per gli investitori a lungo termine.

Algebris Investments’ Global Credit Team
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